“Ricordo Giulia la prima volta che l’ho incontrata in un teatrino dove facevo delle audizioni?.Giulia recitò allora una scena di Piccola Città?.recitò come oggi. La stessa chiarezza, la stessa tenace dolcezza, la stessa semplicità. Mancava, come dire, soltanto la profondità di oggi, lo spessore di oggi, cioè lo spessore della vita che passa sopra di noi ed anche e sopra dentro di lei. Ecco, il cammino di Giulia è stato questo, di recitare più profondo e più giusto con motivazioni profonde” (Giorgio Strehler dal programma di sala dal Piccolo Teatro di Milano, Stagione 1981/82).
Queste parole di profonda ammirazione pronunciate da Giorgio Strehler, uno dei più grandi registi del ‘900 italiano, nei confronti di Giulia Lazzarini aiutano a comprendere quanto in lei il talento sia innato. Sin dall’inizio della sua carriera è la parola semplicità a caratterizzare le recensioni delle sue interpretazioni, una semplicità ed una facilità in scena che hanno il peso della profondità sotto l’aspetto della leggerezza e della felicità d’invenzione.
Il percorso artistico dell’attrice l’ha portata a confrontarsi con le maggiori personalità del teatro italiano e con diversi metodi di recitazione per giungere alla fine alla conquista di un suo originale modo di essere in palcoscenico.
All’inizio della sua carriera frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, in quegli anni le scuole di recitazione non erano numerose e quello era uno dei pochi corsi a offrire sbocchi per lavorare nel mondo dello spettacolo. Il suo desiderio, sin da giovane, è quello di lavorare nel cinema, ma la sua corporatura, piccola e minuta, in un periodo nel quale erano le donne formose ad avere la meglio sul grande schermo, non glielo permette. Giulia si dedica così alla carriera teatrale. In realtà il suo fisico, all’inizio della carriera, non le dà facile accesso ai ruoli da protagonista, l’attrice interpreta sempre parti da ragazzina (I grattacieli), o da bambina (Victoir), oppure è figlia o gracile moglie e deliziosa Clarice nelle prime edizioni di Arlecchino, servitore di due padroni.
Nei primi anni della sua carriera si mette in luce anche grazie alle interpretazioni di sceneggiati televisivi con la regia di Sandro Bolchi. Di particolare rilievo l’interpretazione di Dosolina in Il Mulino del Po. La semplicità dell’attrice dà consistenza al personaggio di una contadina ferrarese la cui figura Sandro Bolchi vuole ammantata di realismo poetico, figura che pur avendo per sé poche battute riesce a conquistare il grande pubblico.
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