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La redazione è a disposizione dei titolari di eventuali diritti d'autore per discutere i riconoscimenti del caso.

 

 


 

«Archivio Multimediale degli Attori Italiani», Firenze, Firenze  University Press, 2012.
eISBN: 978-88-6655-234-5
© Firenze University Press 2012

Attore > cinema, teatro, televisione
NomeValentina
CognomeCortese
Data/luogo nascita01 gennaio 1923 Milano
Data/luogo morte10 luglio 2019
Nome/i d'arteValentina Cortese
Altri nomiCortesa, Valentina (nome anagrafico)
  
AutoreGiulia Tellini (data inserimento 22/05/2009)
Valentina Cortese
 

Sintesi | Biografia| Famiglia| Formazione| Testo completo

 

Interpretazioni/Stile

Per la prima volta, la Cortese, che ha il coraggio e l’umiltà di proporsi come contraltare di una monumentale Ava Gardner, ha a che fare con un parte non di primo piano, e apparentemente anche piuttosto spiacevole: in effetti, però, quello di Eleonora, da lei interpretato con molta misura e molto tatto, è un personaggio patetico, amaro, desolante, chiuso in se stesso e nel suo destino di morte, che vorrebbe salvare Maria ma non può nulla contro la decisione del fratello. Gli sguardi che rivolge a Maria, perciò, pur conservando una certa ambiguità, sono quasi più di tristezza che di gelosia, in quanto lei, senza dubbio, vede nella ragazza una rivale nell’amore per Vincenzo ma anche, e forse soprattutto, una vera e propria vittima sacrificale.

La figura di Eleonora sembra preannunciare quella di Nene, che fra l’altro le farà vincere un Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista, nelle Amiche (1955) di Michelangelo Antonioni. Anche questa volta si tratta di una donna non bella (solo nell’ultima scena il regista ne mette un po’ in mostra la femminilità e la farla apparire quasi bella) e non più giovane, sfiorita. Da poco moglie di Lorenzo (Gabriele Ferzetti), un pittore in crisi, Nene è una ceramista di successo che viene anche invitata ad andare a New York per tenere una mostra: professionalmente geloso di lei, il marito la tradisce con Rosetta (Madeleine Fischer), una ragazza molto graziosa, giovane e depressa. Sempre la sigaretta in bocca e in un costante stato d’allarme, vive alla ricerca del marito («dov’è Lorenzo?», «hai visto Lorenzo?» chiede a tutti) e ha paura che il suo successo come artista procuri a lui un dispiacere: per questo, quando viene a sapere dell’invito in America per la mostra, è felice pensando sia rivolto a lui ed è quasi turbata quando scopre che, invece, è rivolto a lei. Momina, una amica di Rosetta, la definisce una «disgraziata», dato che «una donna che vale più dell’uomo che la tocca è una disgraziata» e Nene conosce benissimo il tipo di uomo che ha sposato, egoista e del tutto privo di sentimenti. Eppure non può non amarlo. «Io non sono quell’uomo straordinario che tu hai sempre immaginato. - confessa lo stesso Lorenzo a Rosetta - Io sono un debole, un bugiardo». Nene, che sa tutto del tradimento, dice a Rosetta di non illudersi di poter avere da Lorenzo quello che si aspetta, ma che è pronta a rinunciare a lui per lasciarlo a lei («io per amore me ne vado», le dice) e a partire per l’America. Alla fine, Lorenzo, in un ristorante con gli amici, l’amante e la moglie, viene definito in pubblico «un fallito», ha una violenta crisi di nervi e lascia il locale. Rosetta lo rincorre e lui la manda via dicendole che non ha bisogno di nessuno. La ragazza che, all’inizio del film, ha già tentato il suicidio, si butta nel fiume e questa volta muore. Lorenzo torna da Nene, la abbraccia, lei si lascia abbracciare: «Nene, non parti, vero? Non mi lasci?». «No, lo sai. Sarei partita soltanto se tu mi avessi lasciata», dice lei. E a lui che le domanda «e tu perché mi vuoi ancora bene?», lei risponde: «forse perché mi costi tanto».

Questo di Nene, è ancora volta un ruolo da non protagonista, in quanto il personaggio principale è quello di Clelia (Eleonora Rossi Drago), ma all’interno, comunque, di una vicenda molto corale: ancora una volta, la Cortese lo interpreta con misura, gusto e sensibilità, passando dall’ansia alla tristezza fino alla disperazione; dalla disperazione alla rassegnazione di chi rinuncia a un amore, e infine, in conclusione, alla rassegnazione di chi accetta di riprendersi un uomo che ormai ama molto ma non la ama e di sicuro non la merita. Dopo quello di Nene, si vede affidare il personaggio di Adriana Lecouvreur nell’omonimo film (1955) di Guido Salvini tratto dalla famosa commedia di Ernest Legouvé, e recita poi altre parti spesso in pellicole di scarso rilievo.

L’anno della svolta, sia da un punto di vista umano che professionale, è per lei il 1959: il regista del Piccolo Teatro di Milano, Giorgio Strehler, le offre infatti la parte di Sofia nello spettacolo Platonov e altri di Anton Čechov. Si apre, così, di fronte a lei, un intero decennio dedicato al teatro e in particolare al Piccolo, di cui diventa presto la prima attrice. Finito il matrimonio con Basehart, inoltre, più o meno nel 1960, ha inizio la sua relazione con Strehler, che, come regista, nel giro di poco più di una decina d’anni, assiste anche alla sua trasformazione da semplice attrice in una vera e propria diva. Riesce, infatti, a farle interpretare una serie di personaggi tutti da protagonista (dalla Sofia di Platonov e altri di Čechov alla Ilse dei Giganti della montagna di Luigi Pirandello, dalla Giovanna d’Arco del Processo di Giovanna d’Arco a Rouen di Bertolt Brecht alla Giovanna Dark di Santa Giovanna dei macelli sempre di Brecht, dalla Lulu del dramma di Franz Wedekind alla Liuba del Giardino dei ciliegi di Čechov) che ne blandiscono il naturale talento mimetico e ne esaltano le possibilità espressive, rimaste, fino a questo momento, sempre un po’ in sordina. Ovviamente, nel corso di questa metamorfosi da attrice in diva, all’inizio non mancano i critici che ne individuano i difetti: sono proprio questi difetti, tuttavia, come per esempio il “manierismo”, a caratterizzare la sua personalità di diva. 

Quanto recita nel Platonov è ancora una attrice e Carlo Terron, che in futuro sarà molto più che critico nei suoi confronti, sul «Corriere lombardo» parla di una sua «inquietante sensibilità» (Carlo Terron, Platonov e altri, in «Il corriere lombardo», 28 aprile 1959) mentre sull’«Avanti!» si legge che, «aiutata da una figura fisica scenicamente affascinante, l’attrice ha dato una vitalità tutta nervi alla debolezza del personaggio» di Sofia (Icilio Ripamonti, Platonov e altri, in «Avanti!», 28 aprile 1959). Poi è al fianco di Mario Feliciani nella Congiura di Giorgio Prosperi (Piccolo di Milano, maggio 1960), e nell’ottobre del 1961 è Nina nel dramma El nost Milan di Carlo Bertolazzi, già messo in scena da Strehler, prima attrice Valentina Fortunato, nel 1955 e ripreso nella primavera del 1961: «A Valentina Fortunato nella parte di Nina - si legge sul «Giorno» - è succeduta Valentina Cortese, che incontra forse qualche difficoltà a recitare in dialetto; ma che aderisce con sincera commozione al personaggio, anche se lo ammorbidisce troppo» (Roberto De Monticelli, Ritorna Bertolazzi al «Piccolo», in «Il Giorno», 1 novembre 1961).

 
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