A partire dai primi anni Settanta, separatasi da Caprioli, Franca Valeri mette in scena un consistente numero di testi di cui non è autrice. Nel 1971 è Irma in Le Balcon di Jean Genet diretto da Antonio Calenda. Inaugura inoltre una fertile collaborazione con il Teatro Eliseo di Roma. Nel 1977-1978 in Gin Game di Donald Lee Coburn, regia di Giorgio De Lullo, si presta a fare “da spalla” a Paolo Stoppa nello spettacolo in cui l’attore si ripresenta al pubblico dopo la morte di Rina Morelli. Dopo la scomparsa di De Lullo, Franca Valeri continua a lavorare con il Teatro Eliseo recitando nel 1984 con Gabriele Lavia (in La donna vendicativa di Carlo Goldoni) e in seguito con Giuseppe Patroni Griffi (con cui aveva già lavorato ai tempi di Lina e il cavaliere). Sotto la guida di Patroni Griffi si cimenta nel 1980-1981 nel monologo Il bell’indifferente di Jean Cocteau, nel 1990 in Fior di pisello di Edouard Bourdet e nel 1991 in Una volta nella vita di Moss Hart e George S. Kaufman. Sono però ancora una volta i “ritratti” femminili presentati in spettacoli solistici a farla maggiormente apprezzare dal grande pubblico: nel 1978 riadatta sulle sue corde Non c’è niente da ridere se una donna cade di Henry Mitton trasformandolo in un lungo monologo in cui passa da un personaggio all’altro; nel 1981 in Le donne che amo ripropone nuovamente una carrellata delle sue creazioni più applaudite.
Negli anni Settanta, coltivando una passione che si porta dietro agli anni dell’infanzia, Franca Valeri inizia a firmare la regia di numerosissime opere liriche, spesso affiancata dal direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi nel frattempo divenuto suo compagno. Con Rinaldi promuove inoltre il concorso per cantanti lirici “Mattia Battistini”. Tra gli allestimenti più prestigiosi è debito ricordare al Festival di Spoleto nel 1975 Il telefono o l’amour à trois di Giancarlo Menotti.
Per quanto riguarda il fronte televisivo, nel 1970 la televisione trasmette tre atti unici di Franca Valeri Le donne balorde. Le altre apparizioni televisive dell’attrice, nei varietà Il poeta e il contadino (1973), Vino, whisky e chewing-gum (1974), Milleluci (1974) e A modo mio (1976) sono all’insegna della continuità con le esperienze passate. Un tentativo di rinnovarsi, cimentandosi in monologhi d’attualità politica e sociale nella trasmissione Studio 80 (1980), non riesce a imporre una nuova formula sufficientemente forte da soppiantare il vecchio modello. La consapevolezza delle mutazioni avvenute nei meccanismi televisivi spingono l’attrice ad allontanarsi dalla TV.
Quasi contemporaneamente l’attrice si distacca del tutto anche dal grande schermo. Franca Valeri aveva iniziato a diradare l’attività cinematografica già nella seconda metà degli anni Sessanta. Nel decennio successivo si trova confinata in personaggi che raramente incidono in modo sostanziale sulla vicenda. I cambiamenti in corso nel genere della commedia cinematografica, che negli anni Settanta esaspera gli elementi erotici, le rendono difficile trovare una collocazione adeguata (cfr. Stefano Della Casa, Basta guardarla (e ascoltarla). Gli anni ’70 di Franca Valeri, in Franca Valeri. Una signora molto snob, cit., p. 23). Il progressivo convincimento della pessima qualità dei film cui aveva preso parte negli ultimi tempi spingono l’attrice a rifiutare le proposte successive.
Gli anni Ottanta la vedono dedicarsi quasi esclusivamente al teatro d’opera e di prosa, nella veste di regista, autrice e attrice. Nel 1986 cura la regia teatrale di La strana coppia di Neil Simon con Rossella Falk e Monica Vitti. Nel 1987 riadatta e interpreta il monologo Ho due parole da dirvi di Jeanne Pierre Delage. Nel 1988 dirige la Tosca di Giacomo Puccini al Teatro Nazionale di Milano.
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