Nell’attività artistica di Franca Valeri l’attrice non può essere disgiunta dall’autrice. A differenza della maggiorparte delle attrici comiche delle generazioni precedenti, Franca Valeri scrive, o rivede, buona parte dei testi che mette in scena: non si limita a interpretare, ma è responsabile a tutto tondo della progettazione dei suoi personaggi. Le competenze testuali le consentono di costruirsi un’indentità artistica originale e di distinguersi.
La forte personalità di Franca Valeri emerge, tra il 1949 e il 1950, alla radio dove scrive e incarna dei fortunati monologhi femminili. Il successo dell’esperienza la porterà a sviluppare la formula dei “ritratti di donne” nell’arco dell’intera carriera in radio, ma anche al teatro e in televisione. Alla Signorina Snob, la più apprezzata creazione radiofonica, è dedicata la prima produzione editoriale di Franca Valeri: nel 1951 Mondadori pubblica Il diario della Signorina Snob corredato dalle illustrazioni di Colette Rosselli (recentemente riedito: Torino, Lindau, 2003).
Una scelta di testi legati ai suoi personaggi femminili è raccolta nel 1961 nel volume Le donne: sotto l’aspetto di lettere, i brani rivelano le attitudini attoriche di Franca Valeri e occhieggiano i personaggi contemporaneamente portati in scena. Tra le mittenti figurano la “musa” russa di un poeta, la moglie di un impiegato, la madre invadente, l’ex maniquin sposata a un conte impoverito, la malmaritata che si rivolge alla confidente più intima, l’amica di infanzia di tale Ghitta cui richiede un’infinità di favori dando per scontato di essere esaudita.
Un’altra selezione di monologhi (cui si aggiungono gli atti unici La cosiddetta fidanzata e La cocca rapita) è pubblicata nel 1992 in Toh, quante donne!: il volume, stampato a Milano da Mondadori, introdotto da Rita Cirio, è privo delle date di rappresentazione dei singoli pezzi, ma raccoglie probabilmente materiali di momenti diversi della lunga carriera di Franca Valeri. Anche in questo caso la scrittura riecheggia i tempi e le pause della recitazione dell’attrice. «La pagina stampata rende conto della tenuta del fiato, del numero di righe che si possono pronunciare di filato prima di prendere nuovamente il respiro; determinate contrazioni sincopate sono messe lì apposta per poter accelerare il ritmo della battuta» (Sandro Avanzo, Questa o quella per lei pari sono, in Franca Valeri una Signora molto Snob, Torino, Lindau, 2000, pp. 43-44).
Nei suoi monologhi Franca Valeri si rivela una virtuosa della parola: il linguaggio non si limita veicolare i contenuti, ma esprime l’atteggiamento psicologico, l’estrazione sociale e culturale dei personaggi. Le donne di Franca Valeri sono innanzitutto delle “voci”: la loro identità è delineata in primo luogo dal loro modo di parlare. La Signorina Snob, ad esempio, coerentemente con la propria personalità, adotta un «fantasioso pastiche di ricercatezze e trivialità» senza accontentarsi né di un italiano letterario, né di un corretto italiano dell’uso medio (Laura Peja, Strategie del comico. Franca Valeri, Franca Rame, Natalia Ginzburg, Firenze, Le Lettere, 2009, p. 42). Il suo linguaggio, in continuità con le vicende di cui è protagonista, è tutto all’insegna dell’esagerazione, enfatico e arricchito di iperboli. Sul piano della fonetica, la Signorina Snob è contraddistinta dall’inflessione milanese cui è associata la “r” arrotata. L’ampio ricorso a francesismi («à propos», «aux anges»), anglismi («birth», «of course») e termini arcaici («la genitrice madre») la rende più esotica e attesta il suo elevato livello di istruzione per quanto, i suoi spropositi, confermano che non ha capito il senso della cultura. Nei suoi eloqui si moltiplicano accrescitivi e vezzeggiativi, anche a base nominale, avverbiale o di aggettivi non graduabili («Capodannone», «suissimo», «solitissimi») e altre forme di alterazioni in genere (dai «capelluzzi» al «flirtino»). Lo stile telegrafico, che indica l’urgenza dell’esternarsi, è spesso reso attraverso neologismi («penicillarmi»).
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