Tra le altre figure femminili interpretate da Franca Valeri al cinema, non un migliore destino spetta a quelle frutto della contaminazione tra il filone “snobbistico” e quello delle “bruttine”. In Piccola posta (1955) è l’attrice Lady Eva, l’apprezzata responsabile di una rubrica sentimentale di un settimanale. In lei si ritrovano alcuni vezzi della Signorina Snob nella sua declinazione più caricaturale: Lady Eva, all’anagrafe Cangiullo, si fa passare per una contessa polacca, ostenta un accento esotico e assume un abbigliamento estroso. I suoi tentativi di sedurre il veterinario Marco Cappelli (Sergio Raimondi) sono ridicoli, e i suoi stessi consigli finiscono per favorire la “bellona” di turno (Annamaria Pancani).
Non raramente l’aspirazione all’amore disinteressato si scontra con i biechi scopi sottesi alle azioni del “papabile” sposo, disposto a lasciarsi corteggiare o intenzionato a illudere la zitella solo per raggiungere il suo patrimonio o per mettere in atto piani fraudolenti. In Il moralista (1959) Franca Valeri è la figlia del presidente di un’organizzazione deputata alla moralità pubblica. Pur istruita e vigile si lascia abbindolare da Agostino, il segretario del padre, che ha in realtà il solo scopo di far carriera.
Dotate di maggior acume e spirito critico della media, le donne incarnate da Franca Valeri non contraddicono la principale ambizione femminile, quella cioè di trovare marito. Le risorse su cui fanno leva (l’intelligenza, la cultura, la raffinatezza, il patrimonio) finiscono per ritorcersi contro di loro. Confermando la maggiore fortuna nella società di donne che, potendo contare esclusivamente su elementi di seduzione primaria, si limitano a suscitare l’azione del maschio, le loro vicende affermano l’impossibilità per la donna di divenire “cacciatrice”.
Nell’ampia collezione di interpretazioni di Franca Valeri non tutte possono essere inserite in questo modello. Un altro consistente filone nel cinema è quello della prostituta: la prima è Antonietta in Villa Borghese (1953) cui segue Marisa in Arrangiatevi! (1959) e Delia in Parigi, o cara (1962), un personaggio che vede nuovamente la Valeri sul filo del rasoio tra ironia e malinconia.
All’attività cinematografica, radiofonica, discografica e teatrale, si aggiunge sul finire degli anni Cinquanta quella televisiva che, più di ogni altra, consacra Franca Valeri beniamina del grande pubblico. Non diversamente da quanto già sperimentato alla radio l’attrice scrive e interpreta alcuni pungenti e spassosi ritratti femminili, dando prova tra l’altro di saper imitare diversi italiani. Tra i vari personaggi svetta quello della Sora Cecioni. Un suo “prototipo” è sperimentato già nel corso della trasmissione televisiva La regina e... io (1957), condotto da Nilla Pizzi sotto la regia di Antonello Falqui, in cui insieme a personaggi già collaudati, come la Signorina Snob, Franca Valeri si cimenta in quello della sarta romana Irma. Sviluppando alcuni spunti offerti da quest’ultimo nel corso delle puntate di Studio uno, tra il 1961 e il 1965 la Valeri mette a punto la Sora Cecioni, una massaia romana che passa il suo tempo al telefono interrogando diversi interlocutori per risolvere i suoi problemi e rivolgendosi infine, non soddisfatta dalle risposte, alle signorine del 110. Di “pezzo” in “pezzo” la Sora Cecioni interagisce “virtualmente” con una serie di altri personaggi che compongono il ventaglio delle sue conoscenze.
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