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La redazione è a disposizione dei titolari di eventuali diritti d'autore per discutere i riconoscimenti del caso.

 

 


 

«Archivio Multimediale degli Attori Italiani», Firenze, Firenze  University Press, 2012.
eISBN: 978-88-6655-234-5
© Firenze University Press 2012

Attore > cinema, teatro, televisione, radio
NomeFranca
CognomeValeri
Data/luogo nascita31 luglio 1920 Milano
Data/luogo morte09 agosto 2020 Roma
Nome/i d'arteFranca Valeri
Altri nomiNorsa, Franca (nome anagrafico)
  
AutoreEmanuela Agostini (data inserimento: 29/05/2009)
Franca Valeri
 

Sintesi | Biografia| Formazione| Scritti/Opere| Testo completo

 

Interpretazioni/Stile

Dalla radio al teatro tutte «le donne di Franca Valeri hanno qualcosa in comune - non sono mai inoffensive, mancano tutte di bonarietà, di mitezza. Quando sono remissive con gli altri (Una moglie felice) si accaniscono contro se stesse, pur di accanirsi contro qualcuno. Quello che le sostiene sempre è l’autoillusione, che è la faccia triste dell’invettiva. Parlano moltissimo per evitare di pensare. Basterebbe che si fermassero un attimo e svanirebbe tutto il nostro piacere» (Patrizia Zappa Mulas, Tra Flaiano e Dorothy Parker, in Franca Valeri, Tragedie da ridere, a cura di Patrizia Zappa Mulas, Milano, La tartaruga, 2003, pp. 14-15).

Ad eccezione di questi one woman shows, una volta conclusa l’esperienza dei Gobbi, Franca Valeri abbandona in teatro la formula di spettacoli composti da scketches brevi e predilige allestimenti di opere unitarie. A segnare la svolta è Lina e il cavaliere, una commedia musicale scaturita nel 1958 dalla collaborazione tra Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Giuseppe Patroni Griffi e Enrico Medioli.  Tra le numerose interpretazioni si ricorda nel 1960, sotto la direzione di Mario Missiroli, quella della protagonista di Maria Brasca, un personaggio malinconico ma ricco di spunti comici scritto per lei da Giovanni Testori. Altre significative tappe della sua carriera teatrale sono nel 1971 Il balcone di Jean Genet per la regia di Antonio Calenda e nel 1978 Gin Game di Donald Lee Coburn con Paolo Stoppa, regia di Giorgio de Lullo. Più volte è diretta da Giuseppe Patroni Griffi: nel 1966 in Luv di Murray Schisgal, nel 1990 in Fior di pisello di Edouard Bourdet, nel 1991 in Una volta nella vita di Moss Hart e George S. Kaufman, nel 2004 in Il giuocatore di Carlo Goldoni che le vale il premio ETI-Gli olimpici del teatro come migliore attrice non protagonista.

Nella selezione dei testi da rappresentare Franca Valeri predilige le commedie che attraverso il riso  drammatizzano il problema della solitudine umana. In Mal di ma(d)re di Pierre Olivier Scotto (regia di Patrik Rossi Gastaldi, 1998), ad esempio, Franca Valeri è una donna ormai anziana che si rivolge a un giovane psicologo alla ricerca della possibilità di esprimere il proprio bisogno di tenerezza. In Possesso di Abraham Yehoshua (regia di Toni Bertorelli, 2001) è la vedova Rochelle che, costretta a disfarsi dei suoi beni prima di traferirsi in un ricovero, tenta in realtà di imporre al figlio il possesso di tutto quanto ha accumulato nel corso della vita: l’ilarità suscitata dalla ripetitività di Rochelle non stempera il disagio dello spettatore e rende più efficace la critica verso una società  che «assiste impotente allo sbriciolarsi delle affettività e scivola verso una solitudine cupa e malata» (Carmelo Alberti, Possesso, in «www.drammaturgia.it»)

Accanto alla rappresentazione di testi altrui, Franca Valeri si mette in luce anche come drammaturga. Il suo esordio come autrice di commedie “regolari” risale al 1962 con Le catacombe o Le donne confuse, nella quale assume la parte di Fanny, una donna tutta d’un pezzo, capace di gestire con atteggiamento manageriale la vita sentimentale del proprio amante. Le smanie per il riarredo della casa imparentano Fanny alla Signorina Snob, il suo “polso fermo” nel manovrare un uomo debole, volubile e infedele sono invece in continuità con alcune interpretazioni cinematografiche (ad esempio con quella in Il vedovo). In Questa qui quello là (1965) Franca Valeri disegna il ritratto di una ricca moglie dispotica, Anna, alle prese con le velleità artistiche di Piero. La protagonista di Meno storie è ancora una donna abbiente, Pucci, che nel desiderio di essere à la page insegue tutte le mode più trasgressive fino alla rovina finale.

Nel 1986 in Tosca e altre due, interpretato in coppia con Adriana Asti, Franca Valeri dà voce alle mogli di due sgherri del Barone Scarpia, Emilia e Iride, che si scambiano pettegolezzi e opinioni mentre “ai piani alti” si consuma la tragedia pucciniana di Tosca e Cavaradossi. Sulla stessa scia si pone anche l’operazione condotta con La vedova di Socrate (monologo ispirato a La morte di Socrate di Friedrich Dürrenmatt) in cui Franca Valeri assume i panni della dispotica moglie del filosofo greco che, trascurata in vita da un marito infedele, è determinata a dire la sua su un uomo che avrebbe fatto certo una miglior fine se avesse ascoltato i suoi consigli di esperta massaia.

 
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