Eduardo Scarpetta nacque il 13 marzo 1853, come risulta «inequivocabilmente dai documenti di famiglia» (Mario Mangini, Eduardo Scarpetta e il suo tempo, Napoli, Montanino, 1961, p. 14) anche se in vari saggi dedicati alla sua vita, compare erroneamente il 1854. L'errore è stato causato, in realtà, dallo Scarpetta stesso che nelle due ultime edizioni dell'autobiografia (Don Felice, memorie, Napoli, Carluccio, 1883; Dal San Carlino al Fiorentini, Napoli, Il Pungolo Parlamentare, 1899; Cinquant'anni di palcoscenico, Napoli, Gennarelli, 1922, qui citato nella ristampa, Napoli, Pagano, 2002) ha indicato il 1854 come anno di nascita e il Croce, che ne fu prefatore, non mancò di segnalare scherzosamente questa inesattezza. Era «figlio di buona famiglia» come dicevano i comici ottocenteschi parlando di chi non fosse nato da attori (Salvatore di Giacomo, Cronaca del Teatro San Carlino, Trani, Vecchi, 1895, p. 535): il padre, Domenico Scarpetta, era ufficiale agli affari ecclesiastici del ministero borbonico e tra i suoi compiti rientrava la vigilanza sui teatri, dove, di tanto in tanto, portava con sé la famiglia. Ecco perché Eduardo fu uno spettatore precoce: varcò presto la soglia del Teatro dei Fiorentini, assistendo con poca attenzione agli spettacoli di prosa delle maggiori compagnie italiane di passaggio per Napoli, e quella del Teatro San Carlino dove invece si appassionò agli spettacoli comici, in dialetto, dinamizzati dal genio di Antonio Petito, interprete moderno della maschera di Pulcinella e di Pascariello.
Fu precoce anche nell'ingresso professionale a teatro, che avvenne a quindici anni, in tristi circostanze e dietro pressanti necessità economiche: il padre Domenico si spense nel 1868 dopo una lunga malattia che aveva prosciugato i risparmi di famiglia. Eduardo si propose come attore alla compagnia del Teatro Nuovo - dove recitava Antonio Petito - contando sulle buone relazioni del padre, ma senza successo. Ripiegò allora sulla nuova compagnia del San Carlino, capeggiata da Tommaso Zampa, dove recitava Antonio Natale, un altro attore amico, con l'impresa Mormone. E qui ottenne la sua prima scrittura il 22 ottobre 1868, il cui testo è parzialmente pubblicato nell'autobiografia. Stando a quanto vi si legge il giovane era ingaggiato «in qualità di generico di secondo filo, non escluse le ultime parti e quelle di poca o niuna entità». Doveva, insomma, assolvere alle più disparate e marginali esigenze in qualunque tipo di spettacolo, compreso «ballare, tingermi il volto, essere sospeso in aria, se qualche produzione il richiedesse, ed in fine fare tutto ciò che mi verrà imposto, come anche cantare nei cori, e a solo, nei vaudevilles» (Eduardo Scarpetta, Cinquant'anni, cit., p. 62). Sostiene di aver debuttato nella nuova rivista di Antonio di Lerma di Castelmezzano Cuntiente e guaie, ma il suo nome compare già in piccoli ruoli nelle locandine teatrali di altri spettacoli precedenti (Antonio Pizzo, Scarpetta e Sciosciammocca: nascita di un buffo, Roma, Bulzoni, 2009, p. 24). Quello al San Carlino fu, comunque, un ingaggio di breve durata perché l'impresa sciolse la compagnia nel marzo del 1869.
Trovò, tuttavia, rapidamente un nuovo impiego grazie ai buoni uffici di due attori, Cesare Spelta e Giovannina Altieri, nella formazione del Teatro Partenope, diretta dal capocomico Gennaro Pastena per l'impresa di Gennaro Falanga. Costui controllava un vero e proprio sistema teatrale, basato su tre distinte sale: Fenice, Partenope e Sebeto. Nel complesso l'offerta era molto variata, contemplando sia il dramma storico che la commedia, la farsa, la rivista e il ballo (l'impresa aveva costituito un vero e proprio corpo di ballo con primi ballerini, danzatrici, mimi, un maestro concertatore di danza, un maestro di musica e musicisti). La strategia impresariale era quella di far replicare i maggiori successi di un teatro anche sugli altri due, onde ricavare il maggior guadagno possibile. Scarpetta si misurò, pertanto, con i più disparati generi dello spettacolo contemporaneo sviluppando, di conseguenza, tutte le abilità richieste. Gli esiti dell'affannoso tirocinio non furono né gratificanti né soddisfacenti; anzi Scarpetta riporta, con spirito faceto, una nutrita scelta dei suoi errori scenici, specialmente nel repertorio drammatico dove eccelleva l'autorevole primo attore Antonio Gagliardi. Nel Benvenuto Cellini, ad esempio, un dramma storico in cui Gagliardi impersonava il grande artista e Scarpetta uno dei suoi apprendisti, alle battute del Gagliardi «Il getto...Il getto!...Presto figlioli!» il giovane avrebbe dovuto passare le forme di cartapesta dipinta color del bronzo fingendo di sostenere un grande peso, ma dimenticandosi di simulare la fatica ridicolizzò la suspense del momento drammatico (Eduardo Scarpetta, Cinquant'anni, cit., p. 83). Fu allora spostato nel repertorio dei vaudevilles, dove ottenne migliori risultati percependo una paga di appena quaranta lire mensili. Ecco perché accettò la proposta di Carlo Pecoraro, agente-suggeritore della compagnia di Michele Bozzo, grande stella del repertorio drammatico in lingua, di essere scritturato come giovane Generico per le ultime parti con una paga di due lire e cinquanta al giorno. Era stato assunto in vista di una serie di recite da tenersi al teatro municipale di Catanzaro: fu una delle esperienze più aspre e umilianti, durata dall'ottobre 1869 al marzo 1870.
Al rientro a Napoli fu riaccolto nella formazione del Teatro Partenope dove tornò ad occupare i soliti ruoli marginali con la vecchia paga. A sbloccare Scarpetta dalla routine contrattuale fu la sua attitudine alla scrittura, dote rara nel mondo teatrale dell'epoca: Scarpetta compose alcune farse, tra cui una dal titolo Pulcinella creduto moglie di un finto marito di cui è attestata la prima rappresentazione al Partenope il 14 settembre del 1870. La farsa attirò l'attenzione dell'impresa sulle sue potenzialità di comico e dopo vari aggiustamenti entrò in repertorio.
L'esordio d'autore agevolò quello dell'attore. Stando a quanto racconta Scarpetta, fu il Pulcinella Raffaele Marino a proporgli il ruolo di Felicello, un Mamo di una vecchia farsa di Enrico Parisi, intitolata Pulcinella spaventato da un cadavere di legno che andò in scena il 7 giugno 1871 e che l'autobiografia tramanda col titolo con cui diventò più tardi famosa per merito di Scarpetta, ossia Felicello Sciosciammocca mariuolo de 'na pizza (Ivi, p. 88). La farsa ebbe successo, fu replicata più volte al Partenope attirando l'attenzione di Giuseppe Maria Luzi, ora impresario del Teatro San Carlino, sempre alla ricerca di nuovi elementi da integrare in compagnia per sconfiggere la concorrenza.
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