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«Archivio Multimediale degli Attori Italiani», Firenze, Firenze  University Press, 2012.
eISBN: 978-88-6655-234-5
© Firenze University Press 2012

Attore > teatro
NomeEdoardo
CognomeFerravilla
Data/luogo nascita18 ottobre 1846 Milano
Data/luogo morte25 ottobre 1915 Milano
Nome/i d'arte
Altri nomi
  
AutoreEmanuela Agostini (data inserimento: 15/04/2009)
Edoardo Ferravilla
 

Sintesi | Famiglia| Formazione| Interpretazioni/Stile| Scritti/Opere| Testo completo

 

Biografia

Nel 1877 Emma Ivon, con cui Ferravilla instaura una lunga relazione sentimentale, chiede e ottiene di divenire socia della ditta. In quello stesso anno però, coinvolta in un processo giudiziario legato al riconoscimento di una figlia avuta da un precedente legame affettivo, su consiglio di Ferravilla si allontana temporaneamente dalle scene. La Ferravilla-Ivon-Sbodio-Giraud continua nel frattempo ad esibirsi con grande profitto nei principali teatri italiani. Ad agosto, per esempio, si esibisce con profitto al Sannazaro di Napoli.

Nel 1879 la compagnia riconosce a Ferravilla, gravato dei compiti di capocomico, direttore e amministratore, un cospicuo aumento di paga. Il successo del gruppo è dovuto soprattutto al suo “genio” sia sul piano attorico sia su quello più complessivamente drammaturgico, come ammette lo stesso Edoardo Giraud: «avevamo avuto anche noi [attori della compagnia] i nostri quarti d’ora di celebrità, ma non importa, il pubblico non ci badava più che tanto, non vedeva che Ferravilla ed io per primo non posso dargli torto, perchè non era più il teatro milanese che noi rapresentavamo [sic], bensì il teatro Ferravilliano» (Edoardo Giraud, Le mie memorie, Milano, Reggiani, 1911, p. 72).

Gli anni Ottanta decretano la definitiva consacrazione di Ferravilla sul piano nazionale. La creazione dei personaggi per cui Ferravilla è rimasto celebre non travalica il 1880: nel decennio successivo l’attore continua a riproporli perfezionandoli in vecchi e nuovi spettacoli. Tra le esibizioni più significative si ricorda nel 1880 quella in cui il comico milanese recita insieme a Edoardo Scarpetta in un testo, scritto dall’attore napoletano in occasione della sua tournée a Milano, Nu maestro Pastizza a Napule. Identiche manifestazioni di affetto sono tributate a Ferravilla  dal pubblico milanese come da quello di tutti i principali teatri d’Italia. Dalle colonne del quotidiano fiorentino «La Nazione», ad esempio, il 15 aprile 1886 Jarro descrive in termini sensazionalistici la lotta degli spettatori per procurarsi il biglietto dei suoi spettacoli e, per rimarcare la smodato apprezzamento del comico, afferma che in meno di quindici giorni Ferravilla ha ricevuto quarantadue proposte di matrimonio (cfr. Jarro [pseudonimo di Giulio Piccini], Attori, cantanti, concertisti, acrobati, Firenze, Bemporad, 1898, p. 105). Nel 1888 le istituzioni riconoscono ufficialmente la qualità del lavoro di Ferravilla con la nomina, conferita da re Umberto di Savoia, a Cavaliere della Corona d’Italia.

Nel 1890 la compagnia milanese è colpita da alcuni gravi lutti tra cui, il 12 aprile, quello di Giuseppina Giovanelli. Nel 1891 Gaetano Sbodio fuoriesce dalla formazione per fondarne una nuova insieme a Davide Carnaghi. La decisione di Sbodio, che priva Ferravilla di un valido elemento, è affatto definitiva: la Ferravilla-Ivon-Giraud torna a fregiarsi della sua presenza tra i capocomici nel 1894 per poi vederlo nuovamente uscire nel 1895, e ancora successivamente rientrare e andarsene.

Nel 1897 stanco della gestione capocomicale e del Teatro Milanese che aveva in affitto da ventuno anni, Ferravilla accetta la proposta di dirigere una compagnia di proprietà altrui e si trova al vertice della Compagnia milanese di Francesco Grossi e Alfredo De Capitani. Grossi si ritira dal progetto solo dopo pochi mesi e Ferravilla resta scritturato dal solo De Capitani (cfr. Enrico Polese Santarnecchi, Edoardo Ferravilla, Milano, Tip. Colombo e Tarra, 1898, p. 31). La scomparsa di Ernesta Comelli e soprattutto di Emma Ivon, ritiratasi a Genova già nel giugno 1898 e morta il 30 gennaio 1899, costituiscono una dolorosa perdita sia sul piano artistico sia su quello affettivo.

 
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