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Nelle biografie di Ferravilla si sottolinea sempre che la sua arte è del tutto nuova, senza precedenti. Ferravilla non è un figlio d’arte, né si ritiene allievo di un maestro privilegiato. Tra i suoi modelli d’infanzia si colloca certamente Alamanno Morelli che Ferravilla aveva avuto modo di vedere con ammirazione al Teatro Re di Milano. Muove i suoi primi passi nella filodrammatica “Gustavo Modena” sotto la guida di Ettore Manzoni. È forse questa l’esperienza che più di ogni altra lo induce a tentare la carriera drammatica. Pur avendo preso parte anche a spettacoli di impatto drammatico, il repertorio sul quale Ferravilla si cimenta fin negli anni della giovinezza è di impronta prevalentemente comica.
Altra personalità verso la quale Ferravilla contrae un debito, pur senza mai dichiararlo, è certamente Cletto Arrighi, drammaturgo e direttore del Teatro Milanese. Cletto Arrighi intuisce il potenziale di Ferravilla al quale lascia un’ampia libertà di iniziativa consentendogli di rimaneggiare e integrare i suoi testi per ampliare le proprie parti.