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«Archivio Multimediale degli Attori Italiani», Firenze, Firenze  University Press, 2012.
eISBN: 978-88-6655-234-5
© Firenze University Press 2012

Attore > teatro
NomeEdoardo
CognomeFerravilla
Data/luogo nascita18 ottobre 1846 Milano
Data/luogo morte25 ottobre 1915 Milano
Nome/i d'arte
Altri nomi
  
AutoreEmanuela Agostini (data inserimento: 15/04/2009)
Edoardo Ferravilla
 

Sintesi | Biografia| Famiglia| Formazione| Scritti/Opere| Testo completo

 

Interpretazioni/Stile

Elegante e fisicamente prestante, nel 1870 il giovane Ferravilla è scritturato da Cletto Arrighi come amoroso per il suo aspetto piacevole che in seguito avrebbe potuto fare di lui un primo attore. Insoddisfatto dalle parti assegnate da Arrighi e attratto piuttosto dai personaggi comici, Ferravilla si offre di interpretare le poche battute del caratteristico margravio di Hassia-Kassel in Il Granduca di Gerolstein. L’accoglienza ricevuta in questa prova lo motiva ancora più fortemente a specializzarsi nelle parti comiche. La completa rivelazione del suo talento si verifica nell’ottobre 1872 in Nodar e perucchee di Arrighi. Per incrementare la sua parte Ferravilla scrive delle nuove battute: prende corpo in questo modo il personaggio del Sûr Pedrin, un giovanotto timido, ingenuo e stupido, preso in giro dalle donne di cui s’innamora. Per intervento di Ferravilla la scialba figura di contorno ideata da Arrighi diviene un’irresistibile parte da mamo. Per ripeterne il successo, Ferravilla scrive nuove commedie che ruotano nuovamente intorno allo stesso personaggio: Pedrin in quarella e Pedrin ai bagn. Una quarta commedia, Pedrin in coscrizion, è invece scritta per Ferravilla da Antonio Dassi.

Il Sûr Pedrin è il primo di una serie di personaggi caratteristici che Ferravilla idea tra il 1872 e il 1880 e ripropone continuamente, in spettacoli diversi, nel corso dell’intera carriera. La successiva fama dell’attore si fonda proprio sull’aver portato al successo circa dodici “tipi”, “caratteri”. Al Sûr Pedrin si affianca, sempre nel 1872, “el sindech Finocchi”, protagonista del vaudeville, musicato da Cesare Casiraghi su libretto di Ferdinando Fontana, La statoa del sur Incioda. Finocchi è un sindaco stupido che «vorrebbe fare l’astuto, crede di essere un grand’uomo», ma non lo è e non manca al contrario di dar prova dell’irrazionalità del suo pensiero. Ad esempio: «[...] quando la statua di Paolo Incioda è scomparsa dal piedistallo grida un "alto là" come avrebbe potuto gridarlo Napoleone il grande. Ma poi soggiunge, con una frase tutt’altro che verosimile, ma che produce sempre la risata ? “Fuori: qualcheduno l’avrà nascosta in tasca”» (Cletto Arrighi, Edoardo Ferravilla, Milano, Aliprandi, 1888, p. 60).

Al 1873 risale la genesi del “vecchio barbogio” protagonista della Scena a soggetto musicale. Anche questo personaggio è il frutto della rielaborazione da parte di Ferravilla di una riduzione di Cletto Arrighi, Dal tecc a la cantina, che non stava ottenendo l’esito sperato. Ferravilla interpreta inizialmente una parte brillante, ma la cede a Edoardo Giraud desideroso di mostrare le sue abilità di ballerino, e tiene per sé quella di un vecchio paralitico che si vede piombare in casa dal tetto il protagonista. L’intervento di Ferravilla non salva la commedia, ma l’apprezzamento del “suo vecchietto” lo spinge a scrivere una scena autonoma dallo spettacolo, in cui l’anziano, sordo e sospettoso ma faceto, passa le serate ad ascoltare la nipote suonare il pianoforte. In questa breve sequenza, che annovera tra i suoi estimatori Giuseppe Verdi, Ferravilla si esibisce in una lunga serie di azioni solo a tratti intervallate dalle parole. Il vecchio è tutto un alternarsi di mugolii, note acute, gridolini, tentativi di cantare, accenni musicali interrotti dalla necessità di smoccolare la candela, sospiri e gocce dal naso.

La figura più celebre interpretata dal comico milanese è “el Tecoppa” per il quale Ferravilla si ispira all’ubriacone di Ciaccon de grappa di Giovanni de Toma da lui allestito quando era ancora un dilettante della filodrammatica “Gustavo Modena”.  Il personaggio compare per la prima volta nel vaudeville i Duu ors, scritto da Edoardo Giraud e musicato da Casiraghi, con il nome di Felice Marana, ma viene immediatamente ribattezzato Tecoppa dall’esclamazione meneghina “Dio te coppa” (Dio t’ammazzi) che ne rispecchia il carattere. Riproposto in seguito nella commedia I prodezz del Tecoppa di Giuseppe Stella e Ferravilla, e ancora in Tecoppa in tribunal di Carlo Bosisio e Ferravilla, Tecoppa è un poveraccio mezzo ubriaco, ingobbito e lento che passa tutto il tempo a giocare a briscola nelle bettole facendosi campare dalla moglie, una levatrice. La sua principale caratteristica è quella di protestare sempre e contro tutto, specialmente quando ha un grave torto. Individuo «strisciante con i ricchi, superbo coi poveri, gaudente e nemico del lavoro», Tecoppa se la prende con i carabinieri e con le leggi e, quando è colto con le mani nel sacco, si giustifica con tesi deliranti (Edoardo Ferravilla, Edoardo Ferravilla parla della sua arte, della sua vita, del suo teatro, a cura di Renzo Sacchetti, Milano, Società Editoriale Italiana, 1911, p. 18).

Dopo Tecoppa, un notevole favore è raccolto anche da Massinelli. Apparso nel 1879 nello scherzo comico Class di asen di Edoardo Ferravilla, cui segue Massinelli in vacanza, Massinelli è uno scolaro tanto idiota da mal interpretare i suggerimenti dei compagni. Vestito di un paio di pantaloni scuri attillati, una giubba di tela a quadretti e un berretto a visiera in testa, incarna il perfetto esempio di “studente a vita”, pluriripetente e ignorante.

 
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