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La redazione è a disposizione dei titolari di eventuali diritti d'autore per discutere i riconoscimenti del caso.

 

 


 

«Archivio Multimediale degli Attori Italiani», Firenze, Firenze  University Press, 2012.
eISBN: 978-88-6655-234-5
© Firenze University Press 2012

Attore > teatro, opera
NomeVirginia
CognomeRamponi
Data/luogo nascita01 gennaio 1583 Milano?
Data/luogo morteante 17 settembre 1631
Nome/i d'arteFlorinda
Altri nomiAndreini
  
AutoreRiccardo Lestini (data inserimento: 09/03/2009)
Virginia Ramponi
 

Sintesi | Famiglia| Formazione| Interpretazioni/Stile| Scritti/Opere| Testo completo

 

Biografia

Nel 1615, a luglio, li troviamo a Mantova, assieme a Martinelli e ai Cecchini, provvisoriamente reintegrati nella compagnia ducale. L’anno successivo, da luglio e almeno fino a tutto il mese di agosto, sono a Milano, nel 1617 la loro presenza è segnalata a Ferrara nel mese di dicembre, mentre nel 1618 recitano in agosto a Milano e tra novembre e dicembre a Bologna. Ormai indiscutibilmente a capo della compagnia ducale, Lelio e Florinda in questi anni si garantiscono anche la protezione di don Giovanni dei Medici, già da qualche anno mecenate dei Confidenti diretti da Flaminio Scala, il quale raccomanda gli Andreini al cardinale Capponi per ottenere licenza di recitare a Bologna nell’autunno del 1616, e al quale Virginia Ramponi scrive nel novembre del 1618 per recitare a Venezia nella «stanza de’ signori Troni» (Virginia Ramponi a Giovanni de’ Medici in Venezia, Bologna 19 novembre 1618, Firenze, Archivio di Stato, Mediceo, f. 5143, c. 410rv, in Comici dell’Arte. Corrispondenze, cit., p. 112).  

Proprio con don Giovanni, da Ferrara dove sono di stanza con tutta la compagnia ducale nel carnevale del 1619, gli Andreini iniziano a intavolare le trattative per una nuova tournée in Francia. Il mediceo ribelle è stato individuato dallo stesso Luigi XIII come possibile intermediario per la formazione di un gruppo di attori da mandare a Parigi. Sempre disposti a tutto pur di andare in Francia, Lelio e Florinda in un primo momento si dicono addirittura disposti a entrare, assieme ad Arlecchino, nella compagnia dei Confidenti: è questa infatti la proposta iniziale di don Giovanni, che nell’intenzione di preservare l’unità della sua formazione chiede la partenza dei Confidenti al completo con l’aggiunta di qualche elemento della compagnia ducale particolarmente amato dalla corte di Francia. Ben presto però don Giovanni si ritira dalle trattative, lasciando campo libero agli Andreini. La troupe viene quindi allestita, ancora una volta, sul nucleo dei migliori attori in forza alla compagnia ducale, ma rispetto alla precedente tournée francese le gerarchie si sono completamente ribaltate: la presenza del Martinelli è ancora conditio sine qua non per ogni spedizione oltralpe, ma l’organizzazione e la direzione della compagnia passano saldamente nelle mani degli Andreini.

Dopo un anno di preparativi, a metà giugno del 1620 la formazione si trova a Milano in procinto di partire. Oltre agli Andreini, ne fanno parte Tristano Martinelli, Stefano Castiglioni, Aniello Testa, Federico Ricci, Giovanni Rivani, Girolamo Garavini, Urania Liberati, Virginia Rotari e i ritrovati coniugi Cecchini. Di nuovo la convivenza è tutt’altro che facile, ma stavolta scandali e intrighi investono direttamente la vita matrimoniale di Lelio e Florinda. Proprio durante la tournée milanese inizia la relazione di Giovan Battista con l’attrice Virginia Rotari, detta Lidia in commedia. Senza curarsi delle conseguenze Lelio fa valere i suoi gradi di capocomico promuovendo la giovane amante dal ruolo di fantesca a quello di seconda innamorata.

Per difendere la moglie, interprete naturale di quella parte, ma soprattutto per vendicarsi dei torti subiti in passato, per riguadagnare terreno sui rivali di sempre, e per distruggere finalmente l’immagine di coppia perfetta sul palco e nella vita meticolosamente costruita per anni dagli Andreini, Frittellino non esita a rendere pubblico lo scandalo. Il 15 luglio da Milano Cecchini informa Vincenzo Gonzaga come Virginia Rotari «non sia la fantesca della compagnia ma la seconda donna nei suggeti di Lelio, levando o scemando quelle parti che son di mia moglie. Io non tratto che l’istesso Lelio facia astutamente far le seconde parti dei morosi al Capitano, per levar a lei il parlar con l’altro innamorato». Ma Frittellino non sa trattenersi, e nel giro di poche righe le insinuazioni si trasformano in franca ammissione: «Lelio è innamorato di Baldina, et fa spropositi tali che dà un vita infernale a quell’infelice di sua moglie». Al di là della furia vendicatrice di Cecchini, la perentorietà delle sue parole fa intendere come l’adulterio di Giovan Battista sia di dominio pubblico e, soprattutto, motivo di turbamento e confusione per tutta la compagnia. La richiesta finale di Frittellino al Gonzaga è infatti che «levi Baldina di compagnia» (Pier Maria Cecchini a Ferdinando Gonzaga in Mantova, Milano 15 luglio 1620, Mantova, Archivio di Stato, Gonzaga, b. 1751, cc. 837r-838r, in Comici dell’Arte. Corrispondenze, cit., pp. 282-283).

Davanti allo smarrimento dei compagni Lelio, forte del proprio intoccabile prestigio, si comporta con supponenza, dichiara di voler «far da sé», che «sa quello che può fare» (ibidem), rimescola ruoli, parti e gerarchie secondo i propri capricci e le proprie gelosie. Florinda al contrario è sola con la propria sofferenza, nelle stesse parole di Cecchini da acerrima nemica diventa una «infelice» degna di compassione, al punto che tra lei e l’antica rivale Flaminia corre «una scambievole amorevolezza» (ibidem). Per un gioco beffardo del destino, si trova a fare i conti con l’intricato processo di identificazione tra arte e vita nel modo più crudele: dopo aver conquistato una fama smisurata e aver commosso il pubblico cantando il lamento straziante di Arianna abbandonata da Teseo, è adesso la donna Virginia, e non l’attrice Florinda, abbandonata al proprio dolore di sposa tradita. A  differenza di Florinda, Virginia non ha un palco dove sublimare la propria sofferenza, e in preda alla disperazione scappa piangendo «in una chiesa dove si faceva tenir per spirtitata, et voleva mandar una carrozza per venirsene a Mantova». Ma alla spedizione si è di nuovo aggregato Francesco Andreini, stavolta con il chiaro compito di garantire l’equilibrio della famiglia. Proprio il venerando patriarca «un suo compare et il Moiada nostro portinaro corsero a rimediarvi, et la feccero rimanere» (Pier Maria Cecchini a Ferdinando Gonzaga in Mantova, Milano 28 agosto 1620, Mantova, Archivio di Stato, Gonzaga, b. 1751, cc. 876r-877r, in Comici dell’Arte. Corrispondenze, cit., pp. 286-287). Le esigenze del mestiere scavalcavano i turbamenti personali: la presenza della Ramponi è pretesa dai regnanti, dal pubblico, dagli stessi compagni d’avventura. Occorre quindi accantonare lo strazio di Virginia e mandare in Francia il sublime talento di Florinda.

 
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