A novembre troviamo i comici a Torino, di nuovo in procinto di partire per la Francia su diretta richiesta di Luigi XIII. Alla nuova spedizione, con Lelio e Florinda, partecipano probabilmente i soliti Girolamo Garavini, Federico Ricci e Virginia Rotari, con l’aggiunta di Francesco Gabrielli e Nicolò Barbieri. A Parigi resteranno almeno fino a tutto l’ottobre del 1625. Non abbiamo loro notizie fino all’autunno del 1626, quando li ritroviamo a Cremona, dove in compagnia sono di nuovo presenti Pier Maria Cecchini e Orsola Posmoni. L’ultimo atto dell’infinita inimicizia si consuma tra nuove polemiche e maldicenze. Frittellino è accusato di volersi segretamente accasare a un’altra formazione, Flaminia, ormai anziana, è definita una «arpia» che «il mondo non può più sostener di veder [...] tanto è difforme» (Giovan Battista Andreini a un segretario ducale in Mantova, Cremona 20 settembre 1626, Mantova, Archivio di Stato, Gonzaga, b. 1757, 1 c.n.n., in Comici dell’Arte. Corrispondenze, cit., pp. 139-140). Virginia Ramponi sembra ormai sparita da queste cronache: come quello di Tristano Martinelli il suo nome compare come eco lontana, muto reperto di una stagione che fu.
Florinda segue ancora Lelio nelle successive peregrinazioni. Forse trascorre il carnevale del 1627 a Venezia, mentre a fine anno raggiunge con Giovan Battista la corte cesarea, al termine di una trattativa con l’Imperatore che inizialmente prevedeva la partecipazione del Martinelli. Agli Andreini si aggregano Silvio e Giovan Battista Fiorillo, Marc’Antonio Romagnesi, Giovanni Rivani, Isabella Cima, Virginia Rotari e Prudenza Carpiani. Nonostante la perdita del ruolo di guida della compagnia, il mito di Virginia Ramponi è ancora vivo, al punto che l’attrice al suo arrivo è salutata come «la migliore comica di Italia». Per Florinda una piccola rivincita: dopo le umiliazioni degli anni precedenti, la rivale Lidia viene definita al contrario «non delle migliori» (Maria Anna d’Asburgo a Leopoldo Guglielmo in Vienna, Praga 5 gennaio 1628, Vienna, Haus- Hof- und Staatsarchiv - Hausarchiv - Habsburgisch-Lothringisches Familienarchiv, Familienkorrispondenz, K. 48, fol. 33-36, in Otto G. Schindler, Viaggi teatrali tra l’inquisizione e il sacco, in I Gonzaga e l’Impero, a cura di Umberto Artioli e Cristina Grazioli, Firenze, Le Lettere, 2005, p. 136). Con grande successo, i Fedeli recitano tra Praga e Vienna fino al marzo del 1629.
Nell’autunno dello stesso anno li ritroviamo a Mantova, città in cui Virginia dovrà «in carnevale recitare» (Giovan Battista Andreini a Girolamo Parma in Venezia, Mantova, 26 settembre 1629, Mantova, Archivio di Stato, Gonzaga, b. 2785, c.258rv, in Comici dell’Arte. Corrispondenze, cit., p. 141). La possibile partecipazione al carnevale mantovano del 1630 è l’ultima notizia a noi nota sull’attrice. Quando Giovan Battista Andreini il 17 settembre 1631 scrive a Carlo I Gonzaga Nevers, Virginia Ramponi è già morta: «provo nell’anima il nuovo irraccontabile svaligio di quanto si compiacque la morte di levarmi di custodito e di caro» (Giovan Battista Andreini a Carlo I Gonzaga Nevers in Goito, Bologna 17 settembre 1631, Mantova, Archivio di Stato, Gonzaga, b. 1174, 1 c.n.n., in Comici dell’Arte. Corrispondenze, cit., pp. 150-151). Con ogni probabilità è morta durante l’estate, a quarantotto anni, per cause a noi sconosciute. La grande Virginia sparisce così in silenzio, senza i clamori che accompagnarono la morte della suocera Isabella di cui appena ventenne seppe raccoglierne senza timori la pesante eredità. Ma se la donna Virginia svanisce nel nulla, resta immortale l’attrice Florinda, la sua malinconia e il suo canto straziante.
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