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«Archivio Multimediale degli Attori Italiani», Firenze, Firenze  University Press, 2012.
eISBN: 978-88-6655-234-5
© Firenze University Press 2012

Attore > teatro, opera
NomeVirginia
CognomeRamponi
Data/luogo nascita01 gennaio 1583 Milano?
Data/luogo morteante 17 settembre 1631
Nome/i d'arteFlorinda
Altri nomiAndreini
  
AutoreRiccardo Lestini (data inserimento: 09/03/2009)
Virginia Ramponi
 

Sintesi | Famiglia| Formazione| Interpretazioni/Stile| Scritti/Opere| Testo completo

 

Biografia

Dopo il carnevale del 1609, al ritorno di Cecchini dalla Francia, le quotazioni degli Andreini presso i Gonzaga sono salite a tal punto da minare la leadership di Frittellino. Per ordine del duca le due coppie d’arte si riuniscono durante l’estate. Dopo aver dato alla luce, il 30 giugno a Milano, il primo figlio Pietro Enrico, Virginia assieme a Giovan Battista raggiunge i Cecchini a Torino. A quest’altezza cronologica fanno inoltre parte della compagnia Jacopo Antonio Fidenzi, Benedetto e Federico Ricci, Carlo De Vecchi, Aniello Di Mauro, Girolamo Garavini e Margherita Luciani. È l’inizio di un nuovo periodo di scontri, gelosie, ripicche e reciproche accuse. Al centro delle polemiche le «manieracce» di Frittellino e l’«avvelenata furia di Flaminia» che «avelena con gli sguardi biechi tutti li compagni suoi» (Giovan Battista Andreini a Ferdinando Gonzaga in Mantova, Torino 13 agosto 1609, Mantova, Archivio di Stato, Autografi, b. 10, cc. 21r-22r, in Comici dell’Arte. Corrispondenze, cit., I, pp. 88-90). Particolarmente intense, durante il soggiorno torinese, le scintille tra le due primedonne. Florinda descrive così la rivale: «ho gettato a terra ogni trofeo eretto dalla S.ra Flaminia, e tanto se l’è slungato il naso, quanto lo haveva superbo alzato. Ella è odiata da tutto Torino per la sua alterigia [...]. Tutti li compagni sclamano della temerità sua e di Frittellino, et già l’hareino impiantata s’io non giungeva a Torino» (Virginia Ramponi a Ferdinando Gonzaga in Mantova, Torino 4 agosto 1609, Mantova, Archivio di Stato, Autografi, b. 10, c. 57rv, in Luigi Rasi, I Comici Italiani, Firenze, Bocca, 1897-1905, vol. I, pp. 140-141).

La strategia di Lelio e Florinda è ovviamente quella di isolare Frittellino e Flaminia, mostrandosi vittime dei soprusi e lodando viceversa i compagni più vessati dai due capocomici, in particolare Benedetto Ricci e, soprattutto, quel Carlo De Vecchi che di lì a pochi giorni verrà ucciso dal Cecchini «uxoris causa» (Oroscopo di Pier Maria Cecchini, in Luigi Rasi, I comici italiani, Firenze, Bocca, 1897-1905, vol. I, p. 630). In seguito all’omicidio il capocomico, assieme alla moglie e al fidato Jacopo Antonio Fidenzi, viene prima incarcerato e poi bandito da Torino. Gli Andreini si ritrovano così nuovamente padroni assoluti della scena, anche se la loro personale reputazione aveva già superato quella dei rivali in occasione dello spettacolo Le trasformazioni di Millefonti, favola pescatoria in due atti composta dal duca di Savoia e recitata il 24 agosto a Millefonti, luogo di villeggiatura della famiglia sabauda. A fare la differenza sono di nuovo le doti recitative e, forse soprattutto, musicali di Virginia Ramponi, protagonista dello spettacolo che «acquista non poca riputazione cantando et recitando con bellissima maniera» (Ascanio Sandri a Margherita di Savoia, Torino 17 agosto 1609, Mantova, Archivio di Stato, Gonzaga, b. 735, 1 c.n.n.).

Nel 1610 Lelio e Florinda, che ormai sembrano aver conquistato la guida della compagnia ducale, recitano a Mantova per il carnevale, a Venezia da maggio a settembre e a Ferrara a dicembre. L’anno successivo, per volere del duca, i Fedeli trascorrono il carnevale a Casale Monferrato, dove Virginia Ramponi il 29 aprile recita nel Rapimento di Proserpina di Ercole Marliani e Giulio Cesare Monteverdi, e dove probabilmente viene rappresentata per la prima volta La Turca di Giovan Battista Andreini, data alle stampe nella stessa Casale in agosto, con Virginia Ramponi ancora protagonista nel doppio ruolo di Candida e Nebì. Della compagnia, oltre agli Andreini, fanno parte in quel momento Federico e Benedetto Ricci, Bartolomeo Bongiovanni, Margherita Luciani, Girolamo Garavini e Aniello Di Mauro. Ma il soggiorno casalese sembra tutt’altro che fortunato, se il 24 gennaio Lelio e Florinda scrivono a Ercole Bentivoglio: «Noi siamo in Casale, con pochissimo guadagno, con grandissimo freddo, e con carissima legna, et infine con caro il tutto, et certo se non era commissione del Serenissimo di Mantova non lasciavamo giammai Ferrara per Casale» (Giovan Battista Andreini e Virginia Ramponi a Ercole Bentivoglio, Casale Monferrato 24 gennaio 1611, in Alessandra Zazo, Il teatro di Giovan Battista Andreini. La Turca, Tesi di Laurea in Storia dello Spettacolo discussa presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze, a.a. 1984-1985, pp. 29-30), e ancora Virginia Ramponi l’8 febbraio: «Noi siamo qua dove altro non vediamo che neve, poca gente e poco utile» (Virginia Ramponi a Ercole Bentivoglio, Casale Monferrato 8 febbraio 1611, in ivi, pp. 30-31). Allo sfortunato carnevale si aggiungono in primavera i vecchi rancori di Cecchini, che cerca in tutti i modi di boicottare una tournée dei Fedeli a Milano e a Genova. Prontamente Florinda chiede l’intervento del duca: «Hora veda l’Altezza Sua se doppo un carnevale cattivo et una quaresima lunga debbe poi stare tutta una Compagnia così senza far nulla» (Virginia Ramponi a Francesco IV Gonzaga in Casale Monferrato, Mantova 21 marzo 1611, Mantova, Archivio di Stato, Autografi, b. 10, c. 59 rv, in Enrico Bevilacqua, Giambattista Andreini e la compagnia dei Fedeli, «Giornale Storico della Letteratura Italiana», XII, 1894, XXIII, pp. 129). La situazione si sblocca soltanto nel mese di giugno, quando finalmente il duca Vincenzo concede alla troupe di partire per Genova.

Ma stavolta l’ennesimo scontro con Frittellino e Flaminia ha in palio una posta altissima. È in preparazione una nuova spedizione in terra di Francia per festeggiare il doppio fidanzamento franco-spagnolo del futuro Luigi XIII con Anna d’Austria e della principessa Elisabetta di Francia con Filippo di Spagna. La richiesta giunge direttamente da Maria de’ Medici, reggente del trono di Francia dopo la morte di Enrico IV, la quale nel settembre del 1611 incarica l’Arlecchino Tristano Martinelli di assemblare una compagnia comica riunendo i migliori attori del momento. L’allestimento della troupe finisce così per essere il principale teatro della spietata guerra tra Accesi e Fedeli. A quest’altezza cronologica i favori del pubblico e delle corti sembrano essere definitivamente dalla parte degli Andreini, principali esponenti di una nuova generazione di attori, più preparati e più colti dei loro predecessori, più attenti nel collezionare e nell’esibire meriti, onorificenze e protezioni illustri.

La lotta tra i due capocomici e tra le due prime donne appare impari sotto ogni punto di vista. Il tentativo di Cecchini di guadagnare prestigio con la messa a stampa della commedia regolare La Flaminia schiava nel 1610, frana sotto la torrenziale produzione scritta, drammaturgica e non, di Lelio, che tra il 1610 e il 1612 pubblica un poema, un dialogo, due commedie e una sacra rappresentazione. Florinda dal canto suo, per eliminare la concorrenza di Flaminia, può far sfoggio non solo degli oggettivi meriti d’attrice e cantante conquistati sul campo, ma anche di imponenti e immortali immagini di sé, come i ritratti dell’attrice impressi nell’immaginario collettivo del tempo dal grande pittore mantovano Domenico Fetti, che aveva fatto della Ramponi la modella prediletta di molti suoi soggetti. A chiudere la partita è infine l’irrimediabile deteriorarsi dei rapporti tra i Cecchini e la corte gonzaghesca: il 22 gennaio del 1612 Vincenzo Gonzaga scrive al figlio Ferdinando «non mi si ricerchi il trattar di Flaminia e Frittellino, quali per giuste cause ho escluso affatto dal mio servizio» (Vincenzo I Gonzaga a Ferdinando Gonzaga in Parigi, Mantova 22 gennaio 1612, Mantova, Archivio di Stato, Autografi, b. 5, c. 33rv, in Armand Baschet, Les comédiens italiens à la cour de France sous Charles IX, Henry III, Henry IV et Louis XIII, Paris, Plon, 1882, pp. 208-209). Quasi scontato quindi che da subito, per preparare la formazione da condurre in Francia, Arlecchino si rivolga agli Andreini, raggiungendoli a Bologna alla fine del 1611.

 
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